OURS PRODUCTS:

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SURGICAL MASKS
Surgical masks:

Surgical masks are disposable, loose-fitting face masks that cover your nose, mouth, and chin.

They’re typically used to:

-protect the wearer from sprays, splashes, and large-particle droplets

  • -prevent the spread of potentially infectious respiratory secretions from the wearer to others

Surgical masks can vary in design, but the mask itself is often flat and rectangular in shape with pleats or folds. The top of the mask contains a metal strip that can be formed to your nose.

Elastic bands or long, straight ties help hold a surgical mask in place while you’re wearing it. These can either be looped behind your ears or tied behind your head.




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FPP2 MASKS
FFP2 face mask:

  • KN95 (N95) Mask anti-dust protection mouth mask for sporting, running, hiking, climbing and many more purpose, which has double
  • KN95 (N95) Mask it is especially for the face. Our mask has been designed for any user.This mask will keep safe your mouth by protecting from all dust, air polluted place, vehicles smoke, and sandy air. It is the anti-dust even in changing weather.
  • POWERFUL: The advanced carbon activated cotton mouth mask cares for your skin keep fresh.

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MASCHERINE INNOVATIVE FFP2 ED FFP3





FFP3 or FFP2 Masks
Resin masks with interchangeble filter, color and material can be choosen under commission. Can be sterilize by Autocleave.

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La Sicurezza degli operatori

La sicurezza degli operatori sanitari sia nelle strutture sanitarie che al di fuori di esse, deve essere una priorità per la salute di tutta la comunità. Mai come in questo momento, tutta la categoria di medici, infermieri, tecnici di laboratorio e personale ausiliario, è vittima di minaccia per la salute propria e delle persone con cui vengono a contatto. E non solo per via dei temuti virus, batteri e funghi ma anche per la manipolazione di strumenti, l’esecuzione di manovre rischiose e per l’azione diretta o indiretta di radiazioni, farmaci, disinfettanti, detergenti e liquidi biologici.

Rischio biologico e DPI.

Tutti coloro che si trovano a contatto con i pazienti devono  affrontare gli effetti di gocce idrobiologiche, aria, liquidi organici, superfici ed ambienti potenzialmente infetti.  Le strutture sanitarie presentano un alto grado di rischio biologico soprattutto nell’utilizzo di oggetti, strumenti chirurgici e materiali potenzialmente contaminanti. Non solo i medici, ma anche il personale infermieristico e ausiliario risulta essere esposto a patogeni o danni da agenti chimici e fisici  per via aerea, via orale ma anche attraverso ferite o mucose esposte. Una delle vie più frequenti di contaminazione, è il momento del lavoro concitato, un’altra è il momento della svestizione durante il quale si ha contatto con indumenti potenzialmente infetti.

L’operatore svolge normalmente ruoli rischiosi per se e per gli altri ed è spesso esposto a situazioni per le quali è fortemente consigliato o addirittura obbligatorio per legge, prendere adeguate precauzioni. La soluzione a questo problema è l’applicazione delle corrette misure di prevenzione e protezione atte ad annullare o ridurre i rischi attraverso  un controllo dei contatti diretti e delle potenziali contaminazioni. Questo è fondamentale per la salvaguardia della salute perché limita la possibilità di essere vettori di infezione e contaminazione verso terzi e ambienti.

La soluzione a questo problema è rappresentata dalle barriere fisiche (i DPI) e da quelle comportamentali (le procedure).

Tra gli operatori sanitari sono particolarmente esposti a rischio i giovani in fase di apprendimento per inevitabile scarsa conoscenza delle procedure,  ma anche l’incoscienza, la distrazione e la troppa sicurezza dell’operatore esperto. E’ importante il comportamento del personale in relazione al lavoro svolto, la conoscenza del luogo di lavoro, la corretta identificazione e  l’utilizzo dei dispositivi di protezione collettiva ed individuale.

La scelta delle protezioni (DPI) da adottare, dipende dal tipo di lavoro e deve permettere i movimenti necessari dai quali non si può prescindere se si vuole lavorare in sicurezza. A volte oltre all’utilizzo corretto delle protezioni, è necessario sensibilizzare l’operatore e le persone che lo circondano (ambiente di lavoro e pazienti)  per aumentarne la consapevolezza dei rischi. Spesso, a causa della dimestichezza e della confidenza con la propria mansione, prima o poi si dimentica di adottare le misure di protezione raccomandate.

Rischi conseguenti al lavoro nelle strutture sanitarie

Qualsiasi attività svolta in ambito lavorativo, potrebbe nascondere delle circostanze (pericoli) dalle quali potrebbero scaturire (rischi) delle conseguenze (danni) sia per la sicurezza che per la salute dell’individuo.

Potendo definire il pericolo, quale proprietà, o qualità, o modalità dannosa propria di una macchina, di una attrezzatura di lavoro, di una sostanza, di una mansione lavorativa o dell’ambiente in cui si opera, ed il  rischio (per l’uomo o per l’ambiente) come la situazione che si manifesta quando vi è contemporanea presenza di un pericolo e di qualcuno (uomo) o qualcosa (bene patrimoniale o ambiente naturale) esposto ad esso, quest’ultimo (rischio) lo si può identificare come il prodotto tra la pericolosità (la probabilità che un evento si verifichi in un determinato spazio/tempo) e la magnitudo, cioè la gravità del potenziale danno.

In ambito ospedaliero, particolare importanza assume l’esposizione agli agenti biologici, distinguibile in esposizione deliberata, quando l’attività (di ricerca, diagnostica, didattica) comporta una manipolazione di microrganismi, o esposizione potenziale, qualora l’attività comporti un’esposizione non intenzionale e voluta, ma causata dalla presenza dell’agente patogeno nei pazienti o nei materiali biologici.

In entrambi i casi, il rischio di esposizione ad un agente patogeno dipende dalla probabilità del verificarsi del pericolo di esposizione all’agente biologico (presenza dell’agente nei pazienti e nei materiali biologici, effettuazioni di attività/mansioni a rischio) e dalla probabilità del verificarsi di un danno (infettività, patogenicità, trasmissibilità, misure profilattiche).

Nonostante ciò, i rischi presenti all’interno di una struttura sanitaria sono molteplici e distinguibili in due macro-categorie quali i rischi legati all’esposizione ai fattori chimici, fisici e biologici ed i rischi trasversali o organizzativi derivanti dall’uso di speciali dispositivi medici, macchine, veicoli, movimentazione manuale dei pazienti e dei carichi, scivolamento e caduta, urti, atti violenti ed elettricità.


Tra questi, si evidenziano in particolare:

  • Fattori chimici: farmaci, detergenti, disinfettanti, sterilizzanti, sostanze chimiche, gas medicinali, macromolecole organiche allergizzanti e fumo;
  • Fattori fisici: rumore, vibrazioni, microclima, illuminazione, radiazioni ionizzanti e non ionizzanti (ottiche, microonde), laser, risonanza magnetica e apparecchiature emittenti campi elettromagnetici;
  • Fattori biologici: virus da epatite B, C, virus HIV, TBC, Coronavirus e altre malattie infettive conosciute o sconosciute;

ed i rischi trasversali o organizzativi correlati a:

  • L’uso di dispositivi medici;
  • L’uso di macchine;
  • L’uso di veicoli;
  • La movimentazione manuale dei pazienti;
  • La movimentazione manuale dei carichi;
  • L’elettricità;
  • L’uso di videoterminali;
  • Gli aspetti psicologici e organizzativi;
  • Il lavoro notturno.

La normativa vigente ed i dispositivi di protezione individuale (DPI)

Il Testo Unico sulla Sicurezza e Salute sul Lavoro D.Lgs. n. 81/2008 è il pilastro portante della sicurezza sui luoghi di lavoro. Subentrato all’ex D.Lgs. n. 626/1994, ed integrato e modificato dal D.Lgs. n. 106/2009 garantisce la tutela dei lavoratori in materia di salute e sicurezza negli ambienti lavorativi, sancendo l’obbligo per il datore di lavoro di effettuare l’analisi dei rischi di natura chimica, fisica e biologica associati alle mansioni lavorative, alle macchine, alle attrezzature e alle sostanze utilizzate o comunque presenti nell’ambiente di lavoro e di attuare prioritariamente misure di prevenzione eliminando (o comunque riducendo al minimo possibile) i rischi connessi con l’attività lavorativa (ovvero minimizzando la presenza di pericoli e/o l’esposizione dei lavoratori) ed attuando secondariamente le necessarie misure di protezione (collettive e individuali) contro gli ineliminabili rischi residui.

Tra quest’ultime, vi sono i dispositivi di protezione individuale (DPI), quali attrezzature destinate ad essere indossate dal lavoratore per proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro.

Impiegati esclusivamente quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro (art. 75 del D.Lgs. n. 81/2008), i DPI infatti, vengono definiti dal D.Lgs. n. 81/2008, Titolo III, Capo II, Art. 74, come “qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggere contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la propria sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchè ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo“, e secondo il quale, all’art. 76 dello stesso, questi devono:

  • essere conformi alle norme di cui al D.Lgs. n. 475/1992 e ss.mm.ii.;
  • essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sè un rischio maggiore;
  • essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;
  • tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;
  • poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità;
  • essere tra loro compatibili e tali da mantenere, anche nell’uso simultaneo, la propria efficacia nei confronti del rischio e dei rischi corrispondenti, in caso di rischi multipli che richiedono l’uso simultaneo di più DPI.

In relazione al settore ospedaliero, alle fonti di rischio che da esso derivano, alla normativa vigente di seguito elencata:

  • D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81 “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”;
  • D.Lgs. 3 agosto 2009, n. 106 “Disposizioni integrative e correttive al decreto 9 aprile 2008 n. 81 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”;
  • D.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230 “Attuazione delle direttive 89/618/Euratom, 90/641/Euratom, 92/3/Euratom e 96/29/Euratom in materia di radiazioni ionizzanti“;
  • D.Lgs. 26 maggio 2000, n. 241 “Attuazione della direttiva 96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti“;

ed agli organi bersaglio in relazione alle mansioni svolte quali occhi, volto, arti superiori, piedi, vie respiratorie e udito, le dotazioni di sicurezza da predisporre e utilizzare all’interno di una struttura sanitaria dovranno essere atte alla protezione degli arti superiori e inferiori, occhi, viso e capo, del corpo e delle vie respiratorie.

I DPI da utilizzare in una struttura sanitaria

Tanto in ambito ospedaliero, quanto in una struttura sanitaria privata, una corretta attribuzione ed un uso appropriato dei dispositivi di protezione individuale (cosa utilizzare e chi utilizza cosa) non può prescindere dalle specifiche attività, nelle quali ogni lavoratore troverà la sua collocazione più idonea e conseguentemente i rischi ai quali comunemente viene sottoposto.

Le diverse tipologie di rischio (chimico , biologico, fisico) renderanno necessario l’utilizzo di specifici DPI: la gravità del rischio, la sua durata nel tempo e la caratteristica della mansione caratterizzeranno le diverse tipologia di materiali, la cui scelta, il cui acquisto e le cui indicazioni d’uso dovranno necessariamente fare riferimento alle indicazioni ed all’esperienza dei Preposti e dell’esperienza di tutti i lavoratori interessati.

In via generale, vista la particolarità delle attività svolte all’interno di una struttura sanitaria, tra le prime dotazioni di sicurezza vi è la necessità di utilizzare dei dispositivi di protezione per:

  • le mani, i piedi ed il capo, volti a proteggere dal rischio biologico;
  • gli occhi e il viso con lo scopo di proteggere l’operatore da spruzzi, gocce, polveri e gas;
  • l’udito, per l’eventuale esposizione di alcuni operatori all’uso di strumenti particolarmente rumorosi per un elevato numero di ore;
  • le vie respiratorie, atti a proteggere l’operatore dal rischio di esposizione ad agenti biologici, chimici o fisici in grado di arrecare seri danni alle vie respiratorie
  • il corpo in relazione all’eventuale esposizione a onde radioattive;

I DPI forniti in uso al personale sanitario devono essere dotati di:

  • Una dichiarazione del fabbricante di conformità CE da Rischio-Area
  • La marcatura CE su ogni singolo pezzo
  • Una nota informativa rilasciata dal fabbricante I DPI devondo garantire:
  • Assenza di rischi derivanti dal DPI stesso;
  • Compatibilità con la mansione svolta e con altri DPI usati
  • Comfort, ergonomia, adattabilità alle esigenze di salute dell’operatore.

I guanti

Nello specifico, inerentemente la protezione degli arti superiori in ambito sanitario, essendo questi, direttamente esposti al rischio biologico e per via delle variabili concernenti la professionalità dell’operatore, l’adozione rigorosa delle procedure, la frequenza con la quale l’operatore esegue la procedura (indipendentemente dalla corretta esecuzione: il rischio aumenta con l’aumento del numero di operazioni), la situazione specifica (routine o emergenza) ed il tipo di fonte (pazienti di reparto infettivi o prelievi ambulatoriali), può avvenire per mezzo di guanti monouso (sterili e non, secondo il tipo di mansione).

In particolare, i guanti devono sempre essere usati quando:

  • L’operatore deve eseguire manovre invasive;
  • L’operatore può entrare in contatto con cute lesa o mucose;
  • L’operatore presenta sulle mani aree di cute lesa;
  • La mansione da svolgere presenta il rischio di contatto con materiali biologici;
  • La mansione da svolgere presenta il rischio di contatto con sostanze chimiche;
  • Si effettua il lavaggio di strumenti chirurgici

Lavando sempre le mani Ponendo particolare riguardo prima e dopo l’uso dei guanti.

Protezione degli occhi e del volto

Riguardo la protezione degli occhi e del volto in ambito sanitario, per via delle molteplici mansioni svolte dagli operatori che ne espongono occhi e viso a rischio biologico quali getti o spruzzi di liquidi biologici ed a rischio chimico quali getti o spruzzi o vapori di sostanze corrosive o irritanti, i dispositivi di protezioni maggiormente utilizzati sono gli occhiali ad astine con ripari laterali e gli occhiali del tipo a mascherina. Visiere o schermi facciali possono essere usati per quelle situazioni in cui l’esposizione al rischio biologico o chimico da spruzzi o getti assume carattere di maggiore valore, anche in funzione della protezione delle membrane mucose (bocca e naso, congiuntiva): camere operatorie, odontoiatri, alcune mansioni dei laboratori di chimica-clinica, pronto soccorso. Si devono inoltre considerare i rischi per gli occhi legati alle mansioni degli operatori tecnici, specie gli addetti alla manutenzione che svolgono attività di saldatura, falegnameria e verniciatura.

Molte delle operazioni svolte abitualmente da operatori sanitari inoltre, comportano un rischio di esposizione ad agenti biologici, chimici o fisici in grado di arrecare seri danni alle vie respiratorie. In questi casi solo una accurata valutazione del rischio, condotta attraverso una analisi della mansione/procedura, una raccolta di informazioni sull’agente pericoloso desunte dalla scheda di sicurezza del prodotto e da studi sulle modalità attraverso le quali la sostanza-agente penetra nell’organismo per arrecare il suo danno, permette di individuare il corretto respiratore da fare indossare all’operatore esposto.

Seguendo questa linea procedurale si possono così individuare gli operatori e le situazioni a rischio per le quali la onnipresente mascherina chirurgica deve essere sostituita da un respiratore in grado di trattenere i vapori organici (es.: glutaraldeide, acidi, solventi aromatici nelle preparazioni istologiche) oppure particolato o aerosol inalabili es.: farmaci antitumorali, batteri aerodispersi, polveri allergizzanti).

Riguardo la protezione dei piedi, invece, il personale sanitario deve essere dotato di calzature antiscivolamento nell’ambito delle attività sanitarie, e di scarpe antifortunistiche definite in accordo al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione secondo la specificità della mansione, della loro peculiarità e il livello di esposizione per gli operatori tecnici, personale addetto alla manutenzione, personale con compiti di vigilanza e ispezione,

Altro si può dire riguardo la protezione dell’udito in ambito sanitario. L’adozione di otoprotettori in ambito sanitario infatti, è ristretta ad alcune mansioni specifiche, caratterizzate dall’uso di strumenti particolarmente rumorosi per un elevato numero di ore. È il caso ad esempio dell’operatore che esegue rimozione gessi (per il quale è previsto anche l’uso di mascherina antipolvere), o dell’operatore tecnico addetto alla manutenzione che esegue lavori di falegnameria, carpenteria e simili.

Dotazioni importanti infine, risultano essere le barriere o schermatura per la radioprotezione. Costituenti il principale elemento tecnico di difesa dalle radiazioni ionizzanti infatti, per proteggere l’operatore esposto alle radiazioni ionizzanti vi sono i grembiuli piombiferi. Analoga funzione svolgono giubbotti, collari, grembiuli paragonadi, guanti e occhiali piombati. Mascherine e occhiali, visiere, guanti e camici monouso sono la normale dotazione di DPI per gli operatori della medicina nucleare e di laboratorio, quando trattano sostanze radioattive.